Per chi forse lo sa (o lo intuisce) che prima di una creazione è necessaria una distruzione.

Un libro di emancipazione e libertà, senza ombra di retorica. Umanissimo nello sguardo, lirico nella scrittura.
In Trema la notte, Nadia Terranova racconta a capitoli alterni le vicende di due giovani sulle sponde opposte dello Stretto, a Messina e a Reggio Calabria: un bambino ostaggio di genitori morbosi e una ragazza promessa sposa recalcitrante. Due vite a cui il devastante terremoto del dicembre 1908 ha impresso una svolta radicale.  La tragedia “libera”, rompe legami tossici, seppellisce sotto le macerie radici e identità. Si apre uno spazio desolante, quello delle infinite possibilità setacciate via via dal bisogno.
E così la vita fa diventare quello che non si credeva di poter diventare.
L’impianto narrativo è semplice, quasi ovvio. Ma non importa. La lingua in compenso è ricca e si esprime al meglio in alcuni passi descrittivi di rara bellezza. Restano forzati e a tratti didascalici i dialoghi. Alcuni incontri appaiono talmente superficiali da risultare superflui. Eppure resta forte un’impressione, e a fine lettura ci rimane addosso un colore. Nadia Terranova ci ha incantato ancora.